De Bestiarum Naturis 872 – il Numbat Frettoloso
In uno dei suoi passaggi perduti,
ma non per questo meno enigmatici,
il grande Fisiologo sembra abbia scritto:
“Esiste un’isola, oltre l’orizzonte a sud,
dove vivono animali molto pigri e sonnolenti
che dormono tutto il giorno e la notte riposano;
dove pascolano bestie immobili e silenziose
e gli sciacalli non escono mai dall’ombra degli alberi,
sui rami dei quali vivono orsetti che paiono legati, e fissi.
Ma in quest’isola del letargo vive anche l’Animale Frettoloso.
Piccolo e velocissimo, è così impaziente e ansioso
che costruisce la sua tana con le prime cose che trova,
pur di terminarla presto;
si accoppia con il primo animale che incontra,
anche fosse un ramarro o un calabrone,
basta che il seme sia sparso subito e, infine,
si nutre voracemente di tutto ciò che gli capita,
non importa se buono o cattivo,
basta che la pancia sia immediatamente piena.
Per questo, ormai, il Frettoloso è rimasto da solo:
le sue tane infatti crollano o si allagano;
i suoi cuccioli scappano o si ribellano,
e li diresti di marmo, o di pietra secca, i suoi intestini.”
Non è di scarso interesse notare che da questo racconto
sia nata la nota scuola filosofica della Seconda Risposta,
il cui principio fondativo era
“ogni risposta a una qualsiasi domanda,
va formulata una seconda volta.
La prima risposta è sbagliata per principio,
e solo la seconda, per autocorrezione, potrà essere giusta.”
Spiace constatare che una tale saggezza, trascorsi i secoli,
sia oggi quasi del tutto scomparsa,
come il Numbat – ancora oggi - ci testimonia.