De Bestiarum Naturis 746 – il Migrante

L’illustrazione che qui rappresenta il Migrante

contiene alcuni errori che il curatore di questo bestiario

dovrebbe al più presto correggere.

Prima di tutto, il Migrante non viaggia da solo ma in gruppo

(lo scarabocchio in basso a destra - che vorrebbe rappresentare

un secondo Migrante -

indica troppo debolmente gli spostamenti di massa della nostra epoca).

Poi il Migrante non ha gambe lunghe, se non metaforicamente,

per via degli altrettanto lunghi tragitti:

egli viaggia a stento, con arti di fortuna, spesso malmessi o rotti

e viaggia con tutto quello che riesce a tenersi stretto.

Ecco un altro errore, infatti.

Esso viaggia leggero, è vero, ma non viaggia nudo:

si porta dietro tutto quello che può,

denti, tatuaggi, cicatrici, penne, graffi,

polline attaccato al pelo…

finché all’arrivo (se un arrivo mai ci sarà)

gli resterà solo ciò che sarà stato dimenticato

dalle ruberie, dai malomodi e dagli altri costi necessari.

La grande nuvola nera che si dice accompagni il Migrante

in questo disegno è rivolta poi nella direzione sbagliata:

la nuvola, infatti, precede il Migrante, lo aspetta e gli nasconde l’arrivo.

Non è una nuvola di nostalgia o di dolore

(quella si forma dentro il corpo), ma una nuvola di inaccoglienza.

E infine, il famoso “Cordame del Migrante” non dovrebbe nascere da “fuori campo”,

come se qualcuno o qualcosa volesse trattenere la bestia dal viaggio.

È sempre troppo tardi, per quello.

È invece il Migrante che, mentre viaggia, e a qualunque distanza si trovi,

lancia dei fili variopinti verso il cuore da cui è partito,

credendo con questo di esserne meno partito.