De Bestiarum Naturis 358 – l’Elefante Completamente Solo
Una delle cose che ho capito,
studiando il famoso “Arte e percezione visiva” di R. Arnheim,
è che, se esistono delle cose non-dette quando si parla o si ascolta,
così esistono delle cose non-viste quando si guarda o si disegna.
E non si tratta solo di sottintesi, cancellazioni o enfasi varie, no…
si tratta proprio di qui o là, di davanti, dietro o di fianco.
E così, di fronte alle due versioni del grande Elefante di Brixen,
(una meravigliosa difformità spinta da fruste, grida e puntali,
in viaggio dalle Indie a Vienna
come regalo a qualcuno che oggi non è più importante),
è normale che la bestia si sposti sempre da destra a sinistra,
cioè nella direzione che Arnheim ha sempre considerato,
almeno per l’occidente,
come faticosa da vedere, difficile,
come una direzione ardua, in salita, lenta
e dunque - già in quel 1552 – era quella la direzione più adatta
a mostrare un lento prodigio:
quello di chi, per un infinito viaggio crudele,
da Elefante Indiano si era completamente evoluto in Solo